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Punto di Vista: Shallan Davar
ambientazione: Urithiru, sala riunioni in cima alla torre
Epigrafe[]
"Confesserò la mia eresia. Non ritratto le cose che ho detto, a prescindere da ciò che pretendono i ferventi." |
Trama[]
Shallan è in riunione con Dalinar e gli altiprincipi ma non sta prestando molta attenzione[1]. Invece disegna per Schema un bozzetto della creatura che ha inseguito. Lui non sa esattamente cosa sia, solo che appartiene a Odio. Successivamente si sofferma sui suoi schizzi degli omicidi. Si rende conto che le vittime di ogni coppia si somigliano tra loro. Malata si avvicina per parlare con Shallan[2]. Malatha suggerisce che i Radiosi non devono per forza riunirsi come in passato e mette in dubbio l'autenticità della Desolazione.
Nella sala entra Ialai, annunciando che Amaram è ora la nuova guida del principato di Sadeas. Dalinar lo accetta, ma Adolin lo insulta e viene mandato via da suo padre. Shallan lo segue e parla ad Adolin che pensa che Amaram abbia ucciso suo fratello. È scioccata quando Adolin rivela che Kaladin è stato colui che ha ucciso lo stratoguerriero sul campo di battaglia quel giorno, salvando Amaram. Adolin se ne va per prendersi cura dei suoi cavalli, ma Shallan rimane indietro e guarda di nuovo il blocco da disegno. Trova immagini strane e violente[3][4] che non ricorda di aver disegnato. Innervosita, va a trovare i suoi soldati per dare loro qualcosa di pericoloso da fare.
Personaggi[]
Apparsi[]
Menzionati[]
- Odio
- Vedekar Perel
- Scintilla
- Kaladin
- Helaran
- Erede di casa sadeas
- Mraize
- Sebarial
- Taravangian
- Renarin
Luoghi e termini menzionati[]
Note[]
- ↑ Ascolta distrattamente che i Nichiliferi si stanno radunando a Marat e che eserciti nemici stanno accerchiando Kholinar.
- ↑ Shallan non riesce a vedere Scintilla, il suo spren.
- ↑ Un afflusso di linee che vorticavano da un punto centrale, confuse e caotiche, per trasformarsi in teste di cavalli con la carne a brandelli, gli occhi sgranati e le bocche equine che urlavano. Era grottesco, nauseante.'
- ↑ Un vuoto profondo, un corridoio senza fine, qualcosa di terribile e di inconoscibile in fondo.