Le Cronache della Folgoluce Wiki
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Prima

Battaglia della Torre

Battaglia di Narak
Battle of Narak
Conflitto

Guerra della Resa dei Conti

Data

Ishishach 1173

Luogo

Narak (Pianure Infrante)

Esiti
Combattenti

Alethi

Parshendi

Comandanti
Forze
  • 30.000 soldati
  • 7 stratoguerrieri[1]
  • 37.000 forme tempestose
  • 1 stratoguerriero
Vittime

moderate

pesanti

La Battaglia di Narak fu l'ultimo scontro della Guerra della Resa dei Conti. Venne combattuta nell'ultimo giorno del 1173, tra le truppe alethi guidate da Dalinar Kholin e l'esercito parshendi comandato da Eshonai.

Preludio[]

A seguito del fallimento dei negoziati di pace con i Parshendi e dell'attentato alla vita del Re, compiuto dall'Assassino in Bianco, Dalinar Kholin si convinse che era giunto il momento di soddisfare il Patto di Vendetta e porre fine alla guerra. Propose così ai suoi pari un assalto congiunto alla roccaforte nemica, celata nelle profondità delle Pianure infrante. L'armata dei Kholin, insieme a quelle degli altoprincipi Aladar, Sebarial e Roion, gli unici a rispondere all'appello di Dalinar, si misero in marcia il giorno Ishiakah del 1173[2], appena prima l'inizio del Pianto, il periodo di quattro settimane privo di Altempeste.

Quado Eshonai apprese dalle spie sparse nei campi alethi[3], dei preparativi della spedizione, ideò un piano audace: lasciar avanzare indisturbati gli alethi fino a Narak, per poi colpirli con un'altempesta evocata dalle riscoperte forme tempestose. Tuttavia, affinché l'operazione potesse avere successo era necessario che tutti i Parshendi, nessuno escluso -dalle 17.000 forme bellicose, alle 20.000 non bellicose[3]- assumessero la nuova forma di potere.

La battaglia[]

Preparativi[]

Dopo otto giorni di marcia[4] la spedizione arrivò in vista di Narak. Gli Alethi, sapendo che i Parshendi non avevano alcun interesse nell'ingaggiarli, furono costretti a cedere il vantaggio del terreno e ad addentrarsi nel cuore della loro città.

I Parshendi sfruttando la loro grande mobilità, si schierarono sui tre altopiani adiacenti a quello degli Alethi e circondarono gli invasori. Dalinar ripartì le sue forze in quattro:

Sull'altopiano settentrionale vennero inviate le truppe di Roion, supportate da un contingente dell'esercito di Sebarial agli ordini del luminobile Teleb. Aladar portò le sue truppe a difesa dell'altopiano orientale mentre ad Adolin spettò il controllo di quelle sull'altopiano meridionale. Il resto dei soldati di Sebarial vennero utilizzati come riserve sull'altopiano centrale, gestiti direttamente da Dalinar che li avrebbe inviati -a seconda delle necessità tattiche- come rinforzi sui vari fronti.

Gli Alethi all'attacco

Dalinar assunse ancora un'atteggiamento attendista, sperando fino all'ultimo che l'impossibilità di usare gli archi, per via della pioggia, e la minaccia che l'esercito rappresentava per la popolazione civile, spingessero i Parshendi all'attacco. Invece i nemici cominciarono a cantare: non era una delle solite nenie da battaglia del nemico ma un canto più frenetico e minaccioso. Messo in guardia da Rlain sulla pericolosità di quel canto[5], Dalinar ordinò a tutti gli schieramenti di attaccare.

Eshonai usò dei contingenti più piccoli per intercettare le truppe nemiche in avanzamento e mantenne il grosso dell'esercito impegnato nel canto. In poco tempo l'avanzata alethi viene bloccata.

In stallo[]

Adolin non riuscendo a sfondare le linee parshendi, escogitò un'ardita manovra di aggiramento per sorprendere le riserve nemiche alle spalle. La tattica ebbe successo: non solo i parshendi intenti nel canto vennero annientati ma i loro compagni furono costretti ad abbandonare l'altopiano. Adolin fu però costretto ad affrontare Eshonai e, dopo un duro scontro, riuscì a gettare il comandante nemico in una delle voragini delle pianure.

Sul fronte nord invece la situazione precipitò: Teleb viene ucciso in combattimento e l'esercito di Roion venne messo in rotta. Dalinar, per evitare il ripetersi dello scenario della battaglia della Torre, fece intervenire il corpo di genieri artifabriani che, usando dei fabrial di nuova invenzione, permisero agli arcieri di coprire la fuga dei loro compagni.

Con un altopiano vinto e uno perso, la situazione tornò in stallo. Eppure come fece notare Dalinar:

Un sostanziale equilibrio per noi è una sconfitta.

Ritirata[]

Con il procedere della battaglia, Aladar riuscì a sconfiggere i Parshendi[6] dell'altopiano orientale, uccidendo 3/4 dei nemici lì presenti, ma la vittoria era arrivata troppo tardi: i Parshendi erano riusciti a completare l'evocazione della loro tempesta, la Tempesta Infinita.

Mentre i venti s'intensificavano, Dalinar venne informato che luminosità Davar e il suo team di ricercatori erano riusciti a localizzare la Giuriporta. Nel suo messaggio, la giovane Davar richiedeva tassativamente che tutto l'esercito alethi si dirigesse immediatamente a sud-est, sul grande altopiano circolare, perché incorreva in un pericolo mortale.

Dalinar, dopo essere scampato ad un attentato dell'assassino in bianco, anche grazie all'aiuto del capitano del Ponte Quattro, raggiunse i suoi uomini alla Giuriporta ed assistette alla sua attivazione proprio nel momento in cui la Tempesta Infinita e un'altempesta evocata dal Folgopadre si scontravano nei cieli.

Conseguenze[]

  • La sconfitta dei Parshendi segna la conclusione della Guerra della Resa dei Conti. Il Patto di Vendetta venne considerato onorato.
  • La battaglia permise il ritrovamento della giuriporta e la riscoperta della mitica Urithiru.
  • Gli Alethi smobilitarono dal margine occidentale delle Pianure Infrante e rivendicarono il possesso dell'antica fortezza, guadagnando una base di appoggio formidabile, che gli permetteva di proiettarsi nel cuore di Roshar.
  • Nonostante la sconfitta sul campo, i Parshendi raggiunsero il loro obiettivo strategico. La Tempesta Infinita era stata infatti evocata con successo e la Vera Desolazione era iniziata.

Fonti[]

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